lunedì 19 giugno 2017

Cani e bambini: questi antropologi innati!

I cani sono antropologi che studiano gli uomini. Sono esperti del comportamento e ci osservano nel modo in cui la scienza antropologica insegna a osservare gli esseri umani. Da adulti, noi camminiamo tra le altre persone senza mai osservarle con attenzione, per via delle regole di riservatezza che ci sono state insegnate. Persino con le persone che conosciamo meglio, non prestiamo attenzione a ogni minimo cambiamento di espressione, di umore, di aspetto. Lo psicologo svizzero Jean Piaget affermava che i bambini sono piccoli scienziati che formulano teorie sul mondo e provano a metterle in pratica. Se le cose stanno davvero così, noi siamo scienziati che affinano le proprie capacità per poi abbandonarle del tutto. Acquisiamo maturità apprendendo dal comportamento degli altri, ma finiamo per prestarvi sempre meno attenzione. Perdiamo l'abitudine di osservare. Un bambino curioso guarda affascinato uno zoppo che avanza lungo la via: presto gli diranno che quel comportamento è da maleducati. Un bambino può appassionarsi davanti a un turbinio di foglie morte sul marciapiede; da grande, non ci farà più caso. Un bambino si meraviglia di quando noi piangiamo, sorveglia i nostri sorrisi, segue i nostri sguardi; crescendo, continuiamo a essere in grado di fare tutte queste cose, ma tendiamo a farle meno spesso.

I cani non smettono mai di guardare (un'andatura claudicante, le foglie spazzate via dal vento lungo il marciapiede, i nostri volti). Il cane di città sarà privato di paesaggi naturali, ma potrà contare su altri soggetti interessanti: l'ubriaco che sbanda tra la folla, il predicatore di strada, lo zoppo e il povero. Nessuno di essi sfugge ai lunghi sguardi del cane. Ciò che rende i cani abili antropologi è il fatto di essere in perfetta sintonia con gli esseri umani: sanno distinguere ciò che è normale da ciò che non lo è. E, soprattutto, a noi non si assuefanno mai, né, crescendo, diventano mai come noi.

Alexandra Horowitz

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